A Bahia, nella zona del porto, in uno squallido edificio al 68 della Ladeira de Pelourinho, in stanze divise da pareti di legno, affittate e subaffittate, in sottoscala, solai, cantine, vive una umanità accomunata da una estrema, disumana, miseria, e tuttavia da un coraggioso, strenuo, a tratti disperato senso della vita. Le vicende di questa folla di operai, scaricatori, mendicanti, prostitute, che quotidianamente lottano contro l'indifferenza, l'ingiustizia, le asprezze della loro condizione e, attraverso le prove più dure, prendono lentamente coscienza dei loro diritti calpestati e, da anonima folla lacera, passiva, disperatamente viva, divengono una massa politicamente cosciente, sono al centro di Sudore, il terzo romanzo di Jorge Amado, pubblicato negli anni trenta ma tradotto ora per la prima volta in Italia. Una "tragedia umana" di singolare forza emotiva, uno spaccato sociale lontano da noi nel tempo, ma spesso ancora drammaticamente e dolorosamente attuale.