Concepito nel 1896, nell'anno della corsa all'oro in Alaska, quando Jack London si avventurò con altri cercatori a Upper Island, al largo della riva orientale del fiume Yukon, Il richiamo della foresta diede all'autore immediato e costante successo. La prima edizione di diecimila copie andò esaurita in un giorno e ben presto la critica si avvide di trovarsi di fronte non solo a un racconto di avventure: Il richiamo della foresta conteneva implicazioni profonde ed era una vera allegoria del mondo umano. Marinaio, giornalista, attivista politico, compagno scomodo per le sue teorie socialiste, influenzato da Spencer e Marx non meno che da Nietzsche, accusato spesso di eccessivo realismo e di ingenuità, London fu amato da milioni di lettori: accostato a Fenimore Cooper o a Kipling, per la sua vita avventurosa, per la sua controversa passione politica, l'autore di Martin Eden, del Popolo dell'abisso, del Tallone di ferro finì con l'assumere un rilievo mitico e la sua prematura morte, forse suicidio, avallò i tratti epici della sua biografia. Il fascino e la semplicità di molti suoi libri - si dice che Lenin sul letto di morte si facesse leggere Il richiamo della foresta - considerati spesso a torto solo classici per ragazzi, travalicano la complessità dello scrittore. Quando il cane Buck leva il muso, fiuta il vento e sceglie di seguire il richiamo dei fratelli della selva, è come se un'oscura minaccia vibrasse in quelle pagine: la sopraffazionee la violenza dell'uomo potranno un giorno torcersi contro di lui in un itinerario irreversibile.