*Strisce nel cielo / Gerhard Durlacher ; introduzione di Giancarlo Errico
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pubblicazione | Milano : Iperborea, [1995] |
descrizione | 121 p. ; 20 cm. |
serie | Gli Iperborei ; 48 |
note | Traduzione dal neerlandese di Giancarlo Errico. |
Nel tardo sole pomeridiano di inizio agosto 1944, durante l'ennesimo rito della conta, dei bianchi fili di lana si disegnano all'improvviso nell'azzurro chiaro del cielo sopra Auschwitz: migliaia di occhi si levano a guardare i quasi invisibili puntini di metallo degli aerei alleati che si allontanano. Le bombe cadranno sulla zona industriale intorno, solo una, per sbaglio, sul lager di Birkenau. Perché? Perché hanno colpito le ciminiere delle fabbriche e non quelle dei forni crematori? Perché lo sterminio di milioni di ebrei ha potuto continuare senza che nessuno intervenisse? Perché "si sono dimenticati di noi là fuori, là in alto?"
Le disperate domande del sedicenne Durlacher che vede dissolversi nel cielo le "strisce bianche della speranza", sono rimaste inespresse e senza risposta per quarant'anni, murate insieme ai ricordi dei tre anni di internamento, per poter sopravvivere, perché tutto il suo essere non venisse attirato nel buco nero della memoria, in quell'abisso di vuoto che si portava dentro. È stata la lettura, nel 1981, di due libri degli storici Laqueur e Gilbert, la scoperta che il mondo sapeva, che ha fatto crollare quel muro, liberando le immagini, le sensazioni, i suoni sepolti. E da lì il bisogno di interrogare, di raccontare, di scavare negli archivi, di sovrapporre i ricordi ai documenti, le scene viste con le grottesche farse filmate, di recuperare nella scrittura il vissuto, non solo per ricostruire le proprie coordinate, ma anche per cercare, a nome di tutti, la verità. Anche quando, dice Durlacher, la verità non redime e, come per Edipo, è pagata a un prezzo amaro: l'impotente consapevolezza che davanti alle quotidiane atrocità della Storia il mondo non fa che voltarsi discretamente dall'altra parte facendo finta di non vedere.