L'*airone : romanzo / Giorgio Bassani
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edizione | 8. ed |
pubblicazione | [Milano] : A. Mondadori, 1970 |
descrizione | 208 p. ; 21 cm. |
La giornata di Edgardo Limentani si svolge dalle prime ore avanti l'alba fino alla tarda notte: una lenta, assopita giornata dell'inverno del '47, vissuta nel pacato delirio dell'inconsapevole, sino alla rivelazione finale, candidato alla morte. Ridotto l'esistere al semplice peso del corpo, spenti i sentimenti, il suo è il voyeurismo di chi della vita non intravede più che la inutile, stupida girandola. Quarantacinquenne, israelita senza fede, appartenente alla stessa borghesia agraria ferrarese a cui appartengono i Finzi-Contini, egli è come loro destinato a scomparire, nel frantumarsi di una società, di un tempo irrecuperabili. L'argentea distesa di acque, in mezzo a cui, isolato nella propria assenza, si illude di ritrovare la vitalità di una volta, non ha un valore analogo al parco di Micòl, alle piante e ai fiori del suo proibito giardino? Smarrito, prigioniero di se stesso, scruta gli altri, misura gli spazi, calcola le ore, costretto in un affannoso saliscendi. Anche il passato, i ricordi sono fitta nebbia, pesanti come l'ala spezzata dell'airone o il torbido sogno nella locanda. Eppure ad un punto della sua "noia" si scioglie: al pensiero della fine, davanti alla vetrina, nella piazza deserta di Codigoro. Solo morendo è dato veramente di amare; accettare la vita è possibile, ma dall'al di là immobile e eterno. All'angoscia subentra allora una limpida, inaudita felicità. Cose e volti si ricolorano, la girandola si ferma, si ricompone: la vita è lì, tangibile, illuminata d'amore, ma a patto di vederla da dietro uno schermo di vetro, dalla fissità innocente della morte.
Dinanzi a un simile tema, che ripetendo il più antico interrogatico dell'uomo risponde agli assillanti miti contemporanei dell'aridità e della solitudine, Bassani ha raggiunto con le punte più acuminate e severe la pienezza della sua arte. Rinunziando per la prima volta alla funzione a lui così congeniale dell'io narrante, attraverso un tessuto denso, materico, insegue il suo Limentani, lo tallona come la morte stessa che lo incalza: dal punto di vista, quasi, dalla parte atemporale e impietosa della morte, stringendolo da vicino, a pochi centimetri dagli oggetti. Non esiste in Bassani il gusto dell'astrazione, della definizione simbolica del reale. Come il mondo di tutta l'arte moderna anche il suo è un mondo vuoto, rarefatto, ma l'uomo errante e sperduto, che si ascolta e si vede, vi si muove dentro in tutta la sua umana concretezza. E forse più che ogni altro esemplare della letteratura moderna, la sua storia, la sua curva figura richiamano il destino di Ivan Ilic. Solo che nessuna ipotesi metafisica lo accompagna: di fronte al muro d'ombra compie una scelta umile e laica, esclusivamente alimentata dalla "rivelazione" che si porta in cuore rientrando, a notte alta, nella sua stanza preparata.