Questo romanzo attraversa gli ultimi vent'anni di vita italiana inseguendo i sentimenti di due amici che, nella loro complementare polarità, di questa generazione sono figure esemplari. Compagni di scuola fin dal ginnasio, uniti dalla comune militanza libertaria capace di azzerare, almeno sul piano degli usi quotidiani, ogni differenza di censo, vivranno poi esperienze diverse e contrastanti, continuando però a guardarsi da lontano, confrontandosi e invidiandosi reciprocamente, cercandosi a ogni snodo delle rispettive esistenze. Uno realizzerà i comuni ideali di operosa purezza andando a vivere in campagna, immerso, con la sua piccola tribù familiare, nel ritmo di una naturalità finalmente conquistata. L'altro si perderà nel fiume delle sue inquietudini: scrittore di un libro di successo, nomade sempre in cerca del nuovo, prigioniero di tutte le città - Londra, New York, Sydney ecc. - che attraversa con i suoi amori e le sue ribellioni, puntualmente disilluso dallo squallore che lo circonda. Sono due facce di un medesimo modo di essere, due sensibilità - timida e lenta e riflessiva la prima; prorompente, estroversa, istintiva la seconda - in bilico tra un'evidente scissione e un autentico desiderio di unità, una nostalgia di tutta una vita, una voglia di mettere insieme cocci di ciò che è stato, e tutte le persone che si sono amate, e tutti i momenti che hanno contato, e tutta la bellezza che si è consumata. Con questo libro, insieme teso e limpidissimo, che segna un inaspettato cambio di registro rispetto alle sue prove precedenti, De Carlo esplora e rivive le ragioni, le aspettative, la felicità e l'angoscia di un mondo che è anche il suo, mettendo a nudo la profonda verità di una stagione fertile di contraddizioni e di idee.