*Lolita / Vladimir Nabokov ; traduzione di Giulia Arborio Mella
|
pubblicazione | Roma : L'Espresso, c2002 |
descrizione | 319 p. ; 21 cm |
serie | La Biblioteca di Repubblica. Novecento ; 20 |
note | Supplemento al quotidiano "La Repubblica" |
L'irredimile schiavitù dell'inquieto ed estetizzante Humbert nei confrnonti della pigra, capricciosa, imprevedibile Lo ( o Lolita, o Dolores, o Dolly, o Lola che dir si voglia), dalla quale egli si fa condurre per lucida scelta fino nella cella di un penitenziario in attesa di un processo per omicidio, non è una semplice schiavitù d'amore: è soprattutto il segno drammatico di un destino di supremo disadattamento alla condizione umana, invano trescesa in nome di un raptus emotivo che si vorrebbe "divino". L'investimento psichico del protagonista sulla "ninfetta" per larga parte inconsapevole è troppo esclusivo e sovrumano perchè possa resistere al cimento del modo: il suo luogo ideale è l'automobile lanciata sulle strade interminabili degli States, chiusa appunto, segregata. Ma fuori da quella vetuura non può esserci che l'inferno. Ed è un inferno di vivi, nel quale si può essere solo vittime o complici; o tutt'al più, tragicamente, carnefici.