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Una *questione privata / Beppe Fenoglio ; prefazione [di] Antonio Troiano

pubblicazione   Milano : RCS, c2003
descrizione   158 p. ; 21 cm.
serie   I grandi romanzi italiani ; 40


Milton è innamorato di Fulvia, che non vede da più di un anno. Durante una ricognizione devia dalla sua strada, rischiando la cattura per sé e per Ivan che lo accompagna, per poter rivedere la casa dove Fulvia aveva vissuto per un breve periodo. Qui riaffiorano i ricordi delle volte in cui ascoltavano musica e parlavano per ore di poesie e racconti, ricordi che Milton sperava potessero dargli forza, ora che la guerra che sarebbe dovuta finire la primavera precedente stava per trascinarsi verso un altro inverno. Ma in un contesto che semina universalmente morte e tragedie, le questioni private e particolari diventano pericolose per la collettività e per ogni individuo che si trova coinvolto: “è sicuro che era una cosa della vita di prima, e tornare su queste cose fa più male che bene”, predice Ivan, che vede Milton innervosirsi al ritorno dalla missione. Alla villa, infatti, il flusso di memorie di Milton è interrotto dall’arrivo della custode che si lascia trapelare, non si sa con quanta malizia, il fatto che mentre lui era soldato Fulvia si vedeva con Giorgio Clerici, “il più bel ragazzo di Alba ed anche il più ricco, ovviamente il più elegante”. Facevano tardi la sera, sempre più tardi. Le parole della custode alludono senza dare conferme e Milton, di colpo, è trasformato: “più niente mi importa. Di colpo, più niente. La guerra, la libertà, i compagni, i nemici. Solo più quella verità”. Così inizia la personale odissea di Milton, paragonata da molti critici alla ricerca frenetica e disperata dell’Orlando Furioso. Il suo bisogno di sapere può essere soddisfatto solo da Giorgio: Fulvia è andata a Torino e secondo la custode mai tornerà. Giorgio che, nonostante in ogni aspetto sia opposto a Milton, è tutt’altro che un nemico. I compagni di brigata ne lamentano il mancato spirito cameratesco ma con Milton, con il quale ha un rapporto fraterno, l’elitismo di Giorgio è sempre venuto meno.
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